Royo Marin
Conversazioni utili. – Tutto quanto può tornare ad utilità spirituale o
materiale del prossimo e nostra è lecito, conveniente e consigliabile. Questo
principio può trovare svariate applicazioni e può risolvere molti casi,
specialmente durante le ricreazioni. Rallegrare il prossimo con una barzelletta
di buon gusto può essere un eccellente atto di carità se si è saputo
rettificare in tempo l’intenzione. Al contrario non ci permetteremo mai –
neppure con il pretesto di consolare una persona offesa – di criticare il
prossimo, proferire parole offensive per qualcuno, insinuare un sospetto,
alimentare un’invidia o fomentare un rancore. Tra le persone che si dedicano
agli studi un mezzo eccellente per evitare le conversazioni meno convenienti è
quello di avviare il discorso su problemi scientifici ancora discussi e capaci
di suscitare l’interesse e l’attenzione di tutti; si evitino, però, con cura,
le discussioni troppo animate o le frasi poco riguardose nei confronti di
coloro che tengono l’opinione contraria.
Conversazioni sante. – Sono quelle che hanno come fine immediato il
profitto spirituale proprio o del prossimo. Non c’è nulla che conforti tanto
un’anima, che la infervori per la virtù quanto la conversazione con persone
animate da un sincero desiderio di santificarsi. L’intelligenza si illumina, il
cuore si riscalda e la volontà prende sante ed energiche risoluzioni. È
incalcolabile il bene che si può compiere con una parola discreta e con un
consiglio opportuno dato ad un’anima agitata dalla tentazione o abbattuta dallo
scoraggiamento. Con soavità e discrezione, senza rendersi pesante con una
insistenza importuna, più nell’atteggiamento del discepolo che del maestro,
l’anima che aspira alla perfezione procurerà di fomentare queste sante
conversazioni, che tanto bene recano alle anime e tanto rallegrano il cuore di
Dio.
Mortificazione dell’udito e della lingua.
– Non basta astenersi dalle conversazioni
sconvenienti, o fare di tanto in tanto qualche santo ed utile trattenimento
spirituale. È necessario praticare anche la mortificazione positiva dell’udito
e della lingua.
Astenersi a volte dall’udire qualche
melodia grata all’udito, un concerto radiofonico, una conversazione piacevole,
ecc. per amore di Dio. Si proceda sempre per gradi, non esigendo dall’anima più
di quanto può fare nella condizione in cui si trova. Certe ricreazioni
innocenti, che forse sarebbero sconvenienti ad anime già progredite nella
virtù, possono e devono essere permesse a quelle più imperfette. «In tutto
occorre discrezione», diceva S. Teresa di Gesù.
Osservare per alcuni istanti un rigoroso
silenzio durante il giorno, se si tratta di persone secolari, e ogni volta che
la regola lo prescrive, se si tratta di religiosi. Senza lo spirito di
raccoglimento è impossibile la vita interiore nella virtù.
Rinunciare a notizie o a curiosità non
necessarie quando sia facile evitarle. Se non è possibile, si procuri di
dimenticare prontamente ciò che si è udito, per rimanere in pace nella
solitudine con Dio.
Tenere presenti questi avvisi di S.
Giovanni della Croce:
«Il Padre pronunciò una parola, che fu il
suo Figlio, e questa parola parla sempre in eterno silenzio e in silenzio
dev’essere ascoltata dall’anima».
«Parla poco, e non intrometterti nelle
cose riguardo alla quali non sei interrogato».
«Non lamentarti di nessuno; non chiedere
nulla, e se sarà necessario chiedere, fallo con poche parole».
«Non contraddire. Non dire assolutamente
parole indecenti».
«Bada di parlare in maniera da non
offendere nessuno: e da non doverti vergognare se tutti venissero a sapere
quello che hai detto».
«Ricava tranquillità spirituale pensando
amorosamente a Dio; e quando sarà necessario parlare, fallo con la medesima
tranquillità e pace».
«Conserva il silenzio su quello che Dio ti
ha dato e ricordati del detto della Scrittura: il mio segreto è per me».
«Considerate come dovete essere nemici di
voi stessi. Camminate secondo il santo rigore della perfezione e ricordatevi
che Dio vi domanderà conto di ogni parola che avrete detto senza l’ordine
dell’obbedienza».
«A nessuno, per quanto santo fosse, ha
fatto del bene il trattare con la gente più dello strettamente necessario o più
di quanto la ragione esigeva».
«È impossibile trarre profitto senza fare
e soffrire tutto in silenzio».
«Per progredire nelle virtù, è importante
tacere e operare, perché il parlare distrae e il piacere e l’operare
raccolgono».
«Allorché una persona sa quello che hanno
detto per il suo profitto, non è più necessario che continui a chiedere altre
spiegazioni, ma deve metterlo in pratica in silenzio e con attenzione, umiltà,
carità e disprezzo di sé».
«Sopra ogni cosa è necessario e
conveniente servire Dio in silenzio, frenando cioè sia gli appetiti che la
lingua, onde percepire soltanto parole di amore».
«Questo ho compreso: che l’anima la quale
è molto incline a parlare e a conversare, è poco incline verso Dio. Infatti,
quando lo è, subito con forza è trascinata dall’intimo a tacere e a fuggire da
qualsiasi conversazione».
«Dio vuole che l’anima goda più di lui che
qualsiasi altra creatura, per quanto notevole essa sia e per quanto faccia al
caso suo».
Massime difficili, la cui pratica tuttavia
porta alla santità. Coloro che non hanno il coraggio di abbracciarle rimangono
lungo la via, stretti nei lacci che li legano alla terra.