COSA S’INTENDE PER POSSESSIONE DEMONIACA?
Come
vedremo, per possessione demoniaca s’intende la presa di
possesso del corpo da parte del demonio, che lo considera come suo e lo
utilizza a suo piacimento. E’ importantissimo chiarire che questa presenza nel corpo non è paragonabile alla
presenza dell’anima nel corpo. L’anima è forma sostanziale del
corpo, non è nel corpo come in un luogo, ma è il principio vitale intrinseco
che, unito al corpo, dà luogo alla natura e alla forma umana. Il demonio,
quando possiede un corpo, non lo possiede in questo modo, perché non dà al
corpo una natura o una forma diabolica: semplicemente entra nel
corpo e lo comanda, facendone docile strumento del suo potere
dispotico, senza che la vittima possa opporgli resistenza. Agisce nel corpo
dell’uomo come movente aggiunto esterno, movente che può coesistere con quello
interno, cioè con l’anima, che è il movente intrinseco costituente, con il
corpo, la stessa natura umana.
L’anima
può essere posseduta dal demonio? No, se per possessione dell’anima s’intende
l’abitazione del demonio in essa. Sì, se per possessione dell’anima s’intende
l’imprigionamento esterno dell’anima attraverso il peccato, che
potremmo meglio definire asservimento dell’anima al demonio, schiavitù morale, provocata dal consenso a ciò che va
gravemente contro l’ordine stabilito da Dio e, dunque, contro di noi e contro gli altri. Definiamo tale realtà come peccato mortale. Il
demonio non può abitare l’anima, non vi può essere una possessione
demoniaca dell’anima come quella fisica. Il peccato mortale non fa
entrare il demonio nell’anima dell’uomo, ma crea una dipendenza diventa
tanto più forte oppressiva secondo l’entità, la malvagità e il numero dei
peccati commessi ed è molto più pericolosa della possessione fisica, perché può
condurre alla perdizione eterna. L’anima di chi è abitualmente in peccato
mortale è schiava del demonio, ma la maggioranza di coloro che sono in peccato
mortale non sono posseduti dal demonio nel corpo. Solo alcuni hanno contemporaneamente
sia l’anima schiava dl demonio (cioè in peccato mortale), sia la possessione
demoniaca del corpo. Altri infine sono posseduti nel corpo, ma la loro anima è
abitata da Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, perché sono nella grazia
santificante e chi muore con l’anima abitata dalla Santissima Trinità, anche se
è posseduto dal demonio nel corpo, va in Paradiso. Come una malattia non
pregiudica la salvezza eterna di una persona, così la possessione non
pregiudica la bontà, la volontà e l’amore verso Dio. Ecco perché, nel Vangelo,
vediamo che Gesù quando s’imbatte in una persona posseduta dal demonio nel
corpo, mosso a compassione e spinto dalla carità, esorcizza il demonio, per
liberar quella persona dal dominio dispotico e dai tormenti che subisce. Nel caso
invece di chi, per il proprio agire, si è dato, sia pure in maniera indiretta,
volontariamente al demonio e non intende convertirsi e rinunciare al peccato,
Gesù non fa alcun esorcismo, perché sa che il suo intervento non servirebbe a
liberarlo. Quella persona, infatti, almeno implicitamente vuol stare con il
demonio e ha aperto la porta a una morale dipendenza dal demonio stesso, che
Gesù qualifica come paternità (… voi che avete per
padre il diavolo e volete compier i desideri del padre vostro, perché non vi è
verità in lui … : Gv 8,44). Ed è per tal paternità che Gesù definisce
costoro figli del diavolo.
Giuda,
ad esempio, nella sua anima era certamente schiavo del demonio e in maniera
fortissima, ma Gesù non gli ha fatto alcun esorcismo, perché la sua volontà era
ormai compromessa con il demonio e l’esorcismo non ha alcuna efficacia sulla
volontà di un uomo che decide liberamente per il peccato.
L’azione
ordinaria e più estesa dei demòni fra gli uomini non è dunque la possessione
demoniaca, ma è la tentazione: il nostro nemico cerca di sedurci con le realtà
sensibili, agendo sui nostri sensi esterni (vista, tatto, udito, odorato,
gusto) e su quelli interni (memoria, immaginazione e intelletto). In tal modo
egli prova a sollecitare il consenso della nostra libera volontà al male, con
lo scopo di provocare e rafforzare sempre più in noi una dipendenza morale da
lui. La sua è un’opera di seduzione: egli tenta d’insinuarsi
nell’intimo, nella interiorità della persona e di spingerla al male influendo
sulla sua libera volontà. Sotto questo punto di vista il demonio influenza la
persona lasciandola libera e ottenendo quindi il suo consenso. Ciò che
la persona compie in queste condizioni lo fa responsabilmente, proprio perché lo vuol fare. Nella Presentazione della CEI del Rito degli
esorcismi e preghiere per circostanze particolari si dice: Satana
riesce a impadronirsi davvero dell’uomo in ciò che ha di più intimo e prezioso
quando questi, con atto libero e personale, si mette in suo potere con il
peccato. Per questo la vigilanza deve essere esercitata
soprattutto nei confronti dell’azione ordinaria di Satana, con la quale egli
continua a tentare gli uomini al male. Proprio la tentazione è il pericolo più
grave e dannoso, in quanto si oppone direttamente al disegno salvifico e
all’edificazione del Regno. Il credente vigila, perciò, per non essere
ingannato e prega ogni giorno con le parole suggerite da Gesù”Padre, non
abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male” (Mt 6,13). Sarebbe quindi
da stolti prestare tanta attenzione all’eventuale presenza del maligno in
alcuni fenomeni insoliti e non preoccuparsi affatto della realtà quotidiana
della tentazione e del peccato, in cui Satana, “omicida fin dal principio” e
“padre della menzogna” (Gv 8,44), è sicuramente all’opera.
Padre Francesco Bamonte.