mercoledì 19 febbraio 2014

Matrimonio e convivenze non sono uguali



Matrimonio e convivenze non sono uguali

Card. Caffarra,

Affermare che matrimonio, convivenze di fatto, convivenze omosessuali esigono da parte della legge uguale rispetto e condivisione - in ossequio al pricipio che ogni concezione della propria sessualita' ha uguale diritto di essere praticata e che nessuna pratica della sessualita' deve essere trattata dalle leggi meglio di un'altra, poiche se cosi' fosse la parzialita' di trattamento sarebbe ingiusta comportando una scelta ideologica - "e' una tesi insostenibile, perche' contrasta il bene comune, ed espone la societa' a forti rischi".

(La Repubblica, 30.05.2006) E' quanto ha spiegato l'arcivescovo di Bologna, card. Carlo Caffarra, chiudendo stasera a S.Pietro in Casale la "Settimana della famiglia". Nella sua relazione su "Che cosa e' la famiglia", il cardinal Caffarra ha ripercorso le tappe del dibattito in corso tra quanti sostengono la necessita' di una legislazione - Pacs, Unioni civili, ecc. - che porti a considerare veri matrimoni o quantomeno equipari le convivenze di fatto, anche quelle omosessuali.

Caffarra ha affermato, spiegandone le motivazioni, che "tra le diverse forme di vita sociale e i diversi stili di vita personale lo Stato deve privilegiare e favorire quelle che creano e custodiscono valori sociali o 'capitali sociali' a preferenza di quelle forme e stili di vita che non li costituiscono o li usurano". E dunque e' il momento anche di "interrogarsi - ha continuato Caffarra - se una totale neutralita' dello Stato di fronte a qualsiasi concezione di vita buona, alla fine non dilapidi il necessario ordine normativo ed i capitali sociali indispensabili dello Stato stesso. In questo senso - ha aggiunto il cardinale - il relativismo etico soprattutto, ma anche l'agnosticismo etico non e' una base consistente per una giusta convivenza umana".

"E' nella comunione coniugale - ha ricordato l'arcivescovo - che si costituisce il 'capitale sociale', che nella comunita' omosessuale non viene neppure iniziato. Questa e' la diversita' essensiale fra le due". Il cardinal Caffarra, tra le altre considerazioni, ha ammonito circa il rischio che una eventuale equiparazione fra convivenza omosessuale e comunita' coniugale elimini, alla lunga, nell'ethos e nella ragione pubblica "quei principi in base ai quali la nostra cultura giuridica ha rifiutato la poligamia ed il poliamore, ovvero la molteplicita' simultanea di relazioni sessuali stabili". In definitiva, per Caffarra, l'equiparazione delle convivenze di fatto ed omosessuali al matrimonio ed al vincolo coniugale "e' da ritenersi ingiusta perche' non rispetterebbe l'uguaglianza di ogni persona umana" in ordine, per esempio all'aspetto educativo genitoriale: "Equiparare in ordine alla genitorialita' matrimonio, convivenze di fatto e convivenze omosessuali significa essere neutrali di fronte al fatto che non sono assicurate le stesse condizioni educative alla persona che ha diritto di essere educata. E' di fatto impedita l'uguaglianza a livello dell'esercizio di un diritto fondamentale dell'uomo".