venerdì 24 ottobre 2014

MALE – SOFFERENZE – MISERICORDIA DI DIO



MALE – SOFFERENZE – MISERICORDIA DI DIO


L'attuale nostra cognizione di Dio e del mondo, non ci permette di formulare nessuna conclusione sull'origine del male fisico, benché l'ipotesi che tale male e la sofferenza, sia animale che umana, abbia molta attinenza con il male morale, ci induce a credere che il peccato degli Angeli, seguito da quello dei nostri progenitori, avvalorino quanto noi conosciamo dalla Sacra Scrittura. Sia che il male fisico abbia o no le sue sorgenti nel male morale, noi siamo portati a pensare il perché Dio abbia permesso il male morale, che è una volontaria trasgressione della legge di Dio da parte di noi creature ragionevoli. Giacché il male morale o peccato è un abuso del libero arbitrio, perché Dio, che è è l'immensa Bontà e Misericordia, creò creature intelligenti, dotate di libero arbitrio, pur sapendo che alcune di esse avrebbero gravemente peccato e si sarebbero dannate per l'eternità?
Il principio della soluzione di questo problema è di comprendere bene la natura umana. L'uomo è dotato di intelligenza dal suo Creatore. Un essere intelligente è colui che discerne il vero dal falso, il giusto dall'errato, il buono dal cattivo. Tale intelligenza necessita del libero arbitrio. La sua intelligenza sarebbe inutile senza la propria libertà, perché non potrebbe emettere alcun giudizio sulle cose che dovrebbe fare. Se non fosse dotato di libero arbitrio, sarebbe privo d'intelligenza, ridotto al livello di un qualsiasi bruto, animale senza ragione, né libero arbitrio.

Nessuno obbligò Dio a creare Angeli o uomini. Da quando, liberamente, scelse di creare gli Angeli, che sono per la loro natura intelligenti e puri spiriti liberi, così quando decise di formare a Sua immagine l'uomo dal fango della terra, lo dotò di intelligenza e libero arbitrio. Conseguentemente, dovette lasciare agli Angeli ed agli uomini la libertà di costruire il corso delle proprie azioni. Senza intelletto e libero arbitrio, l'uomo non avrebbe in uso potere la dignità inerente per la scelta morale; così, per esempio, noi tutti sappiamo che se l'amore non nasce da una libera scelta del proprio cuore, è inutile. Se l'uomo non avesse il libero arbitrio, non sarebbe mai capace di fare una scelta e, di conseguenza, non potrebbe amare in modo umano. Senza libero arbitrio, non vi potrebbe essere nel mondo nessun posto, né per il coraggio, né per il sacrificio, né per quel mutuo amore tra Dio e l'anima,

Bisogna anche pensare che questa libertà concessa agli Angeli ed agli uomini, comporta il rischio di scegliere male la propria vita. Pur tuttavia, Dio considerò essere meglio creare Angeli e uomini come sono, che non crearli per niente. Anche avendo previsto che alcuni degli Angeli avrebbero commesso peccati mortali e sarebbero stati dannati per l'eternità, Egli si ritenne ampiamente compensato con la creazione sia degli Angeli, che degli uomini, di ogni loro possibile svantaggio sulla scelta del male. (Gli Angeli avendo fatto peccati mortali non hanno la possibilità di salvarsi come noi uomini; noi possiamo salvarci finché siamo sulla terra grazie a Gesù che morendo sulla Croce e risorto per noi ci donò i Sacramenti. Così nel pentirci e chiedere perdono a Dio nel Sacramento della Confessione possiamo salvarci vivendo poi i grazia di Dio, mentre gli Angeli non hanno questa possibilità).

Dio non vuole mai il peccato, anche se, con il libero arbitrio ad Angeli e uomini, previde e permise il peccato. Dall'altro canto, abbiamo però coloro che scelgono la retta via ed imitano la Divina Bontà con innumerevoli opere di amore, misericordia, potenza, sapienza e bellezza, mentre le legioni infernali, con i loro seguaci tra gli uomini, sono molto attive nelle vie del male.

La cosa più sorprendente è che il peccato è solamente possibile per un certo ammontare di bene in possesso dell'autore del male. Il demonio, per esempio, ha facoltà spirituali potenti, che sono buone per loro stesse e la sua tragedia consiste nel fatto che egli le usa sempre per operare il male nel mondo. Un uomo che pecca con l'intelletto, avrà il corpo e la volontà buoni, eppure noi diciamo essere egli cattivo, perché usa poteri dello spirito e del corpo per distruggere il bene nel mondo. Vediamo così che un uomo è cattivo, se il suo intelletto e la sua volontà perdono quella bontà morale in tale grado, da diventare perverso.

Qualsiasi male fisico appare insignificante se comparato al male morale seguito da pene e sofferenze, dovute alla perversità della volontà dell'uomo. Se l'umanità fosse intenta a fare tanto del bene per quanto sta lavorando attualmente per il male, questa terra diventerebbe un nuovo Paradiso.
Nessun delitto, né guerra esisterebbe, né fame, né scandali, decimerebbero le popolazioni terrestri. I vincoli matrimoniali sarebbero sacri, i bambini nascerebbero amati dai loro genitori ed educati ad essere buoni Cristiani e cittadini. Ognuno godrebbe della propria libertà nei limiti consentiti dal bene comune. L'ateismo sparirebbe dalla superficie della terra e Do porgerebbe tutte le Sue benedizioni al mondo. Anche nel campo del male fisico, se tutte le risorse dell'intelligenza umana fossero concentrate e debellare il male, a domare le forze della natura, ecc., il genere umano sarebbe testimone di un progresso meraviglioso.

Il fatto che tanti milioni di uomini si sono dati al delitto, all'ingiustizia, all'impurità e ad ogni altro peccato; che tante belle intelligenze sono applicate ad opere inique, è la maggiore ragione dell'enorme carico di sofferenze e di sofferenze e di pene del mondo.

I Cristiani non dovrebbero rimanere passivi di fronte a questi mali ed alle sofferenze del mondo. Cristo ha lasciato un esempio di come dovrebbe essere la nostra attitudine contro il male e la sofferenza. La Sua intera vita fu una lotta contro il peccato.

Prima di tutto, Egli si applicò a disperdere l'odio, i pregiudizi e le ingiustizie e ad insegnare all'umanità l'amore, la mitezza, la purezza dell'anima e del corpo. Non esitò a mostrare la propria ira contro coloro che abusavano del proprio guadagno per il potere sia religioso, che politico.
Strenuamente rimproverò gli ipocriti, che facendo mostra della loro apparente giustizia, albergavano nei loro cuori maliziosi e perversi desideri per sopraffare i deboli.

Quando le Sue parole furono insufficienti, ricorse anche alla forza. Non poteva sopportare che nel Tempio di Gerusalemme i mercanti vendessero bovi, pecore e piccioni ed i banchieri vi cambiassero denaro per i pellegrini. Così fece una specie di frusta di corda e “discacciò tutti dal Tempio, con le loro pecore e buoi, gettò a terra il denaro dei cambiavalute e rovesciò i loro banchi. Ai venditori di colombi, poi, disse: “Portate via di qui queste cose e non cambiate la Casa del Padre in un mercato” (Giov. 14,16).
Cristo non è nemmeno indifferente al male fisico che piaga l'umanità. Egli era rinomato in tutta la Palestina per la sua compassione verso i malati ed i sofferenti ed in molte occasioni ne risanò i corpi, specie quando vide che la vista di un miracolo poteva aiutare anime a ritornare a Dio.
Seguendo le orme di Cristo, noi pure dobbiamo combattere il male sia fisico che morale. Certo Dio benedice ogni sforzo umano, atto a dare da mangiare agli affamati, stabilire una giustizia sociale ed assicurare la propria libertà ad individui e nazioni.

I Cristiani hanno anche il dovere di combattere il peccato. E' assai importante fare una chiara distinzione tra peccatori e peccato. Dobbiamo combattere il peccato inflessibilmente, ma al peccatore dobbiamo prima usare misericordia . Se però il male a cui lavora dovesse danneggiare il bene comune della società umana, potrebbe essere necessario ricorrere anche alla forza, ma sia forza che castigo sono un rimedio finale che non dovrebbe essere applicato se non in previsione di un possibile grave danno al bene di tutti.
Non dovremmo limitarci a combattere il male con le sole nostre forze, ma con la preghiera ed il sacrificio. Evitiamo però l'ipocrisia, che è una mostra esterna di rettitudine senza nessun fondamento interiore dell'animo. (In poche parole dobbiamo dare buon esempio, se guardiamo la trave dell'altro e non guardiamo la nostra, bisogna prima levare la nostra trave dall'occhio; così chi predica deve dare buon esempio vivere ciò che dice). Ricordiamoci sempre della raccomandazione di S. Paolo: “Così che, chi crede di star su, badi a non cadere” (I Cor. 10,12).


Distinguiamo il male e la sofferenza.
Il male è qualcosa da dover sempre detestare, qualcosa che dobbiamo sorpassare facendo del bene. La sofferenza non è sempre un male. Infatti, qualche volta, le sofferenze ed i dolori possono essere assai utili, sia agli uomini che alle Nazioni perché, come dice S. Pietro : “Chi ha sofferto nella carne, ha finito di peccare e, per il tempo che egli resta di vita terrena, deve vivere non secondo le passioni degli uomini, ma secondo il volere di Dio” (I Pietro 4,1-2).

La storia del genere umano è la testimonianza che le disgrazie, a volte sono il punto di partenza per conversioni e per ritorni a Dio. La conversione di S, Ignazio di Loyola alla vita di santità eroica, avvenne quando, costretto a letto e soffrendo per una ferita avuta all'assalto della fortezza di Pamplona, leggeva la vita dei Santi. Un corso di vita, ci porta a dimenticare i mali ed i nostri doveri morali e ad abusare dei piaceri della vita stessa.

La sofferenza, a volte, serve come castigo per i nostri peccati. In pari tempo è il più potente mezzo di espiazione con sottomissione al volere di Dio. Se soffriremo perdite, sia di amicizie che di beni, ci rivolgeremo a Dio per aiuto e cominceremo ad apprezzare il Suo Amore, come l'unica cosa duratura. Le sofferenze fisiche sono assai dure a sopportarsi; se noi, pertanto, con l'aiuto di Dio, le accettiamo come venute dalla Sua mano, faremo certamente giganteschi progressi nel cammino della santità. Noi stessi dobbiamo soffrire, allo scopo di usare loro misericordia e compassione. La sofferenza purifica le nostre anime, le infiamma di amore e ci apre le porte del Paradiso.

Possiamo anche offrire le nostre sofferenze per la salvezza delle anime.
I meriti di Cristo sarebbero, è vero, ampiamente sufficienti a salvare tutti coloro che sono ricorsi alla Sua Misericordia. Nel Divin piano della Redenzione, Dio riservò un posto alla nostra partecipazione nell'opera della salvezza delle anime. Per mezzo delle nostre preghiere e sofferenze, otteniamo grazie agli impenitenti, mentre, dall'altro lato, tante anime si perdono perché nessuno prega o soffre per loro.
I Cristiani dovrebbero considerare le pene e le sofferenze come qualcosa di transitorio. L'unico vero male per l'uomo è il peccato mortale. Se alcuno morisse in peccato mortale, sarebbe dannato a soffrire in eterno. Qualsiasi altro evento nella nostra vita, anche un vero crepacuore, non sarebbe un male permanente se sappiamo come accettarlo. Anche la morte di una persona amata non ci separa per sempre.
In pari modo, le malattie e le deformità del corpo sono pure transitorie. I giusti si rialzeranno nella pienezza della loro gioventù, con corpi spiritualizzati.
I corpi dei giusti risorti, possiedono quattro proprietà: saranno impassibili, cioè non potranno più soffrire; saranno splendenti, quale specchio della luce spirituale interiore; avranno la sottigliezza, potendo penetrare come spiriti attraverso qualsiasi ostacolo e, finalmente, saranno capaci di muoversi con grande velocità con il solo potere della volontà.
Non solo gli uomini, ma tutte le creature profitteranno della vittoria di Cristo. Come la caduta dell'uomo fu causa di sofferenze per il mondo intero, così la Redenzione di Cristo porterà beneficio a tutta la creazione.
Il mondo attuale, con la sua corruzione, le sue pene e sofferenze, verrà distrutto, come dice S. Paolo: “Ma il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli passeranno con gran fracasso, gli elementi saranno sciolti dal calore e la terra e le cose che sono in essa saranno bruciati... Ma noi aspettiamo, secondo la Sua promessa, nuovi cieli e nuova terra, nei quali abita la giustizia” (II Pietro 3,10-13).
Questa nuova era inaugurerà il Regno di pace e di felicità:”E morte non ci sarà più, né lutto, né grida, né travagli non ci saranno più, perché le cose di prima se ne sono andate” (Apoc.21,4).