lunedì 24 aprile 2017

Spezzate le catene di Sant'Antonio

Spezzate la catene di Sant’Antonio



ARRIVANO SPESSO NELLE NOSTRE CASELLE DI POSTA RICHIESTE DI TIPO “CATENA DI SANT’ANTONIO” SIA PER MOTIVI FUTILI (ES. “INVIA AD ALTRI 15 NOMI QUESTA MAIL E RICEVERAI FORTUNA IN AMORE”), CHE PER INTERESSE, MA ANCHE PER MOTIVI APPARENTEMENTE NOBILI, COME RACCOLTE DI FONDI PER CHI È IN OSPEDALE… EBBENE, NE VOGLIAMO PARLARE? IL CRISTIANO COME DEVE COMPORTARSI DAVANTI A QUESTE RICHIESTE?”
La catena di sant’antonio è una delle tante superstizioni che purtroppo rendono molti uomini succubi e schiavi. Potremmo infatti elencarne molte altre, tipo “l’incontro con un gatto nero”, “il passare sotto una scala”, “portare con se una zampa di coniglio”, “toccare ferro” e il terrore del giorno “venerdi 17”. Tutte superstizioni che pur non avendo alcuna base razionale, senza contare che vengono persino condannate dalla parola di Dio, “Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: …stregoneria…”, Galati 5,19-20; sono purtroppo ugualmente dure a morire. Infatti anche se molti affermano pubblicamente di non essere schiavi di tali cose, in privato non poche volte dimostrano esattamente il contrario. Perché sono dure a morire?
Perché vi sono uomini che si dimostrano così succubi di superstizioni come quella riguardante la “catena di sant’antonio?”. Alcuni pensano che si nasce superstiziosi oppure che vi sono persone le quali purtroppo c’è l’hanno nel sangue. Ma nessuna delle due ipostesi corrisponde a verità. Spesse volte una persona diventa superstiziosa crescendo. Specialmente nel primissimo periodo della sua vita quando la mente è altamente ricettiva e “assorbe” tutto, senza discernere se sia buono o sbagliato. Infatti proprio in quel periodo può imparare cose errate come appunto comportamenti superstiziosi rimanendo infine impelagato in essi. Si, le pratiche legate in qualche modo alla magia, sono agli occhi di Dio, abominevoli. Di conseguenza tale è il giudizio del Signore anche nei confronti della pratica superstiziosa chiamata “la catena di sant’Antonio”, un qualcosa da detestare e rigettare se si vuole veramente stare in pace con Dio e avere con lui una relazione sana e duratura. Dio ci aiuti a fare la sua volontà.
Abbiamo classificato questi appelli portafortuna come “truffa” perché promettono cose che non si avverano. Ci sono molte dimostrazioni viventi: non ne abbiamo mandato via una di queste catene quando l’abbiamo ricevuta, eppure nel nostro piccolo possiamo considerarci degli eletti visto che non ci è mai accaduto è mancato nulla.
In secondo luogo, queste catene di sant’Antonio non sono neppure gradevoli come segno di auguri. Siccome appestano la Rete da tempo immemorabile, tutti gli utenti le hanno già viste e riviste in tutte le salse e probabilmente non ne possono più, per cui mandare la catena agli amici come augurio di buona fortuna è come spedire del formaggio stantio per augurare buon appetito.
Nel caso degli appelli poetici, potreste obiettare che delle parole gentili non fanno male a nessuno. In realtà chi è in Internet da più di qualche settimana ha già ricevuto almeno tredici volte tutte le catene di sant’Antonio poetiche possibili e immaginabili e quindi, francamente, ne ha piene le scatole. Se mandate frasi poetiche già viste e riciclate, fate l’effetto di chi ricicla i regali a Natale. Insomma, l’effetto “formaggio stantio” è comunque assicurato. Se volete dire qualcosa di bello a qualcuno, ditelo con le vostre parole.
Pertanto il mio invito è di non diffondere queste catene. Non servono a niente, se non a intasare le caselle di posta di milioni di utenti.
Appelli per bambini malati di leucemia in cerca di donatori di sangue, allarmi per virus informatici letali, promesse di guadagni facili grazie a Bill Gates e altro ancora: gli argomenti delle catene di Sant’Antonio che girano su Internet e in particolare su Facebook sono tanti e molto eterogenei, ma sono tutti accomunati dalla richiesta perentoria di inoltrarli il più possibile. Questo li ha trasformati in una delle piaghe di Internet e molti utenti si chiedono chi abbia così tanto interesse a generare e diffondere queste catene e se possano esserci dei danni.
È raro che queste catene siano fabbricate da chi vuole disseminare virus informatici, per cui non costituiscono un pericolo tecnico diretto. Talvolta vengono confezionate dagli spammer, i pubblicitari-spazzatura di Internet, per collaudare i propri sistemi di distribuzione delle pubblicità indesiderate, ma di solito nascono in buona fede: un utente viene a conoscenza di una notizia o ne è protagonista diretto (per esempio i genitori di un bambino malato) e la diffonde agli amici, i quali la inoltrano ai loro amici, e così via. Spesso la notizia è un equivoco o viene distorta dal passaparola, ma la buona fede iniziale rimane. In casi come questi il danno è involontario ma è reale, perché in queste catene confluiscono centinaia di indirizzi di e-mail di destinatari, che vengono poi raccolti dagli spammer per inondarci di mail pubblicitarie indesiderate, causando scocciature e perdite di tempo. Se proprio si vuole inoltrare una catena di Sant’Antonio, quindi, sarebbe opportuno farlo nascondendo l’elenco dei destinatari: tutti i principali programmi di gestione della mail lo consentono (funzione “BCC” o “CCN” o “copia carbone nascosta”).
In alcuni casi, molto rari, si riesce a risalire al creatore di una catena. È successo, per esempio, con quella che promette un compenso in denaro, offerto da Microsoft, per chiunque inoltri la catena a un certo numero di contatti: la catena sarebbe infatti un test di Internet Explorer. Non è vero: si tratta di una burla inventata nel 1997 da Bryan Mack, all’epoca studente nell’Iowa, per parodiare le offerte per fare soldi in fretta via Internet che spopolavano già allora. Mack la inviò per scherzo ai propri amici, che la diffusero a macchia d’olio. Alcuni la presero sul serio e da lì nacque il mito. Prudenza, quindi, prima di inoltrare; se non c’è modo di verificare una catena, è meglio non diffonderla. Questo è il consiglio di Palo Attivissimo autore dell’articolo che apparirà sulla prossima BdS.
Corrono in ospedale per donare sangue a un bimbo. Tutto falso: aperta un’indagine
Ecco una delle ultime catene apparse in Italia:

Cuneo, migliaia di sms chiedono aiuto per un bambino di 17 mesi malato di leucemia Sono venuti a sapere che un bambino malato di leucemia aveva bisogno di sangue e subito si sono precipitati in ospedale per fare le loro donazioni. Ma hanno scoperto che l’appello, lanciato via sms e raccolto da decine di persone nel Cuneese, era falso. E sul caso adesso stanno indagando i carabinieri. A inoltrare l’sms che invocava aiuto era stato un sedicente “responsabile della Rianimazione di Savigliano”. Ecco il testo, ricevuto da migliaia di persone: “Giralo per favore. Bimbo 17 mesi necessita sangue gruppo B positivo per leucemia fulminante, fai girare l’sms per favore è urgente. Inviala a tutti i tuoi numeri è importantissimo”. L’appello ha subito provocato decine di chiamate, con il conseguente intasamento del centralino dell’ospedale “Santissima Annunziata” di Savigliano. L’ospedale ha subito confermare l’infondatezza della richiesta d’aiuto e la direzione ha sottolineato che, in caso di emergenza, non sono mai questi i metodi che i reparti interessati usano per contattare i donatori.