martedì 9 maggio 2017

INTERVISTA A PADRE CIPRIANO DE MEO (Parte prima)


INTERVISTA
A PADRE CIPRIANO DE MEO

(Parte prima)


Le domande seguenti sono state rivolte a Padre Cipriano dai pellegrini francofoni nel corso di diversi incontri tra il 2007 e il 2011.


Perché ha scelto Cipriano come nome religioso?

Mi chiamo Cipriano – confessa con compiacimento il decano degli esorcisti, come un bambino fiero di una marachella – perché ho detto una bugia e l’ho attribuita a Padre Pio. All’inizio del noviziato si usava scegliere un nome religioso per sostituire quello di battesimo, che nel mi caso è Ferruccio. Alcuni sceglievano il nome del padre, altri quello del nonno ecc., spiegando al superiore il motivo della loro decisione.
Quando giunse il mio turno, il padre maestro mi chiese: E tu come ti vuoi chiamare?. - Risposi: “Cipriano”. - Lui: Come mai?. - Non c’era una ragione particolare, semplicemente mi piaceva questo nome, ma, non sapevo come motivarlo, risposi: Me l’ha detto Padre Pio! . - Non era vero, infatti non lo conoscevo ancora. Quando più tardi lo incontrai, avevo completamente dimenticato il fatto. Padre Pio invece, a cui non sfuggiva nulla, me lo richiamò alla mente, dandomi del bugiardo, e aveva ragione! E’ stato l’unico rimprovero che ho ricevuto da lui.

Ha frequentato spesso Padre Pio?

Ho passato molto tempo con lui, a varie riprese. I superiori incaricavano alcuni frati della Provincia religiosa di aiutarlo a smaltire i sacchi di corrispondenza che riceveva. Io ero professore, lasciavo la scuola e andavo da lui per la gioia di stragli vicino e per svolgere questo compito. Anche a tavola stavo al suo fianco e spesso mi passava il cibo che non mangiava. Io ero giovane e mangiavo perché avevo fame e … per devozione a Padre Pio! A tavola partecipava ai nostri discorsi e ci rallegrava con le sue barzellette. Arrivava sempre con il rosario in mano. Pregava anche a tavola, nei momenti di silenzio.


Che ruolo ha avuto Padre Pio nella sua missione di esorcista?

L’intervento di Padre Pio nel mio ministero di esorcista è stato, ed è tuttora, molto importante. Quando mi capitò il primo caso di possessione diabolica, ero un giovane sacerdote, non sapevo cosa fare e mi rivolsi a lui per chiedergli consiglio e aiuto. Padre Pio mi rivelò gli inganni del demonio e mi indirizzò bene, perché era pratico di queste cose, pur non essendo esorcista. Durante gli esorcismi il diavolo afferma che Padre Pio è al mio fianco, con Padre Matteo da Agnone e mia madre.


Come avvenne il suo primo incontro con il diavolo?

Il pomeriggio del 7 dicembre 1952, vigilia dell’Immacolata Concezione, mi trovavo al convento di Gesualdo, in provincia di Avellino, dove insegnavo ed ero direttore del seminario. Sentii suonare alla porta e andai ad aprire. Mi trovai di fronte una donna avvolta in uno scialle di lana, accompagnata da due uomini: il fratello e il cognato. Sembravano dei poveri e avevano un aspetto inquietante. In particolare la donna aveva due occhiacci strani. Domandai il motivo della visita, ma non mi rispose nessuno. Per rompere il silenzio chiesi alla donna: Come ti chiami?. - Rispose con voce da uomo: Mi chiamo diavolo!. - Sussultai, ma replicai con prontezza di spirito: Piacere, io sono Padre Cipriano!. - Capii di trovarmi di fronte a un fatto inconsueto e proseguii: M asei proprio il diavolo?. - “Si”, ribadì la donna. “Hai anche le corna?”. “Si e sono pure lunghe”. “E chi ti deve cacciare?”. “Tu”, dichiarò con gli occhi rossi di rabbia, puntandomi il dito contro. Anche se c’era poco da ridere, risposi con ilarità: “Ti romperò le corna, ma solo col permesso del mio vescovo”. Lasciai gli ospiti all’ingresso e andai a cercare il mio superiore, invitandolo a seguirmi in portineria, ma non ne volle sapere: “Pensaci tu perché io ho paura”, rispose. La cosa ormai mi aveva entusiasmato. Il vescovo di Avellino mi diede il mandato per esorcizzarla. Fu il mio primo caso di esorcismo.


Come si svolse?

La cosa andava per le lunghe. Poiché insegnavo e avevo poco tempo, un giorno andai da Padre Pio e gli dissi: “Padre, mi occupo di una donna spiritata2. “E allora?”, replicò bonariamente. “Vorrei portargliela qui, così ci pensa lei!”. Ma Padre Pio replicò: “Ho già tanti diavoli intorno, pure questo mi vuoi portare? Pregherò per te, affinché non ti stanchi”. La sua risposta mi confermava che avevo a che fare con un caso di vera possessione diabolica e al contempo mi avvisava che una delle astuzie del diavolo è di stancare l’esorcista per farlo smettere. Da quel giorno sono passati quasi sessant’anni e sento ancora gli effetti della sua preghiera: più esorcizzavo e più desidero esorcizzare.

Quanto tempo durò l’esorcismo di quella donna?

Durò diversi anni, durante i quali il diavolo riuscì ad ingannarmi bene. A un certo punto scoprii che ben quattro spiriti possedevano il corpo della donna. Allora pensai: “Non me la cavo più!”. Dichiaravano di essere anime dannate e mi raccontavano peccati che li avevano condotti alla perdizione. Il primo disse di chiamarsi Pasquale e di essere stato un donnaiolo. Gli chiesi: “Perché sei finito all’inferno, non ti sei confessato?”. Mi rispose in dialetto: “ Sì, mi sono confessato, ma il prete non mi ha assolto!”. Le risposte erano corrette e ben architettate, per cui credevo alle sue affermazioni. Dopo sette mesi la voce cambiò e si presentò lo spirito di Giuseppe, quindi il terzo spirito. Tutti dichiararono di essersi dannati per lo stesso motivo. Dopo due anni e mezzo udii una voce femminile. “ E tu chi sei?”, le chiesi. “ Mi chiamavo Carmela”, rispose. “ e gli spiriti maschi dove sono finiti?”, le domandai. “ Stanno piangendo perché li hai bastonati!”. “Bene! Ora dimmi anche tu il peccato per cui ti sei dannata”. Voleva confessarmelo all’orecchio. Accettai con timore, pensando che me lo avrebbe azzannato. Mi sussurrò che aveva fatto la prostituta, allora le ordinai: “ In nome di Dio ripetilo ad alta voce, perché tutti ti possano sentire!”. La Chiesa era gremita di gente, tra cui persone di vita allegra, dedite agli stessi vizi. La donna urlò a squarciagola il peccato che l’aveva condotta all’inferno e la gente fuggì per la paura.
In quei giorni un mio confratello era in partenza per San Giovanni Rotondo. Lo incaricai di dire a Padre Pio che la donna che stavo esorcizzando aveva quattro spiriti in corpo, e che io ero troppo impegnato con la scuola per trovare il tempo di scacciarli tutti. Padre Pio gli rispose: Dì a Padre Cipriano che non sono quattro spiriti, ma è un solo diavolo che fa quattro voci diverse”. Arrabbiato contro il demonio per essermi fatto imbrogliare per quasi tre anni, quando mi riportarono l’ossessa esclamai: “Ho scoperto che mi hai ingannato! Ora te farò pagare!”. Il diavolo scoppiò in una fragorosa risata e rispose: “Non sapevi che sono bugiardo per natura?”. Questa lezione mi ha insegnato molte cose, soprattutto che il demonio è un grande attore, cambia voce, personalità, piange, ride, fa la voce di uomini, donne, bambini. La lotta si protrasse ancora alcuni mesi. L’ultimo giorno durò sei ore. Alla fine il diavolo mi disse: “Mi stai togliendo quest’anima, dammene un’altra!”. La richiesta era così opprimente, che gli risposi senza riflettere sull’assurdità di quello che dicevo: “Prenditi la mia!”. Lui replicò in dialetto: “Non posso, la tua è di Dio!”. Fu la sua ultima risposta, poi rantolò come un animale e uscì definitamente. La donna era vittima di un maleficio ricevuto dal cognato, uno dei due uomini che l’avevano accompagnata da me la prima volta. Era madre di cinque figli, uno dei quali era morto. Il marito, convinto che fosse ammalata, aveva speso tutti i suoi averi per farla curare dai medici e infine era emigrato in Argentina per cercare lavoro e mantenere la famiglia. Quando seppe la vera natura del suo male tornò a casa.

Avrebbe preferito un incarico diverso?

Non avrei mai scelto né pensato di fare l’esorcista, ma ringrazio il Signore di avermi messo in questo campo. A causa delle numerose richieste di aiuto ho lasciato l’insegnamento, perché non potevo fare le due cose insieme. Ho preferito rinunciare allo stipendio di professore per dedicarmi a questa attività. Quando dio affida una missione dona anche le grazie necessarie per compierla e, malgrado l’età, continuo ancora a esorcizzare.

Qual è il ruolo di Padre Matteo da Agnone nel suo ministero di esorcista?

Ogni volta che chiedo il suo aiuto durante gli esorcismi, lo ricevo immediatamente. Sono stato parroco a Serracapriola per diciotto anni ed esorcizzavo davanti alla sua tomba. Gli indemoniati sferravano calci e pugni al suo sepolcro, bestemmiando contro di lui. Per sua intercessione sono avvenute e avvengono diverse liberazioni.

Ci può fare un esempio?

Un esempio recente è la liberazione di un giovane di circa trent’anni, che era tormentato dal Maligno fin da quando ne aveva quindici. L’ho esorcizzato per sette anni e la liberazione è avvenuta per intercessione di Padre Matteo. L’ultimo giorno l’esorcismo è durato sei ore. Alla fine il demonio, infuriato perché se ne doveva andare, ha gridato: “Gesù di Nazareth, ti lascio quest’uomo, ma ricordati che continuerò a combatterti sulla terra!”. Subito dopo il ragazzo ha espulso dalla bocca una grande pietra verde, sotto gli occhi dei presenti. Oggi si prepara a diventare sacerdote.