INTERVISTA
A
PADRE CIPRIANO DE MEO
(Parte
prima)
Le
domande seguenti sono state rivolte a Padre Cipriano dai pellegrini
francofoni nel corso di diversi incontri tra il 2007 e il 2011.
Perché
ha scelto Cipriano come nome religioso?
Mi
chiamo Cipriano – confessa con compiacimento il decano degli
esorcisti, come un bambino fiero di una marachella – perché ho
detto una bugia e l’ho attribuita a Padre Pio. All’inizio del
noviziato si usava scegliere un nome religioso per sostituire quello
di battesimo, che nel mi caso è Ferruccio. Alcuni sceglievano il
nome del padre, altri quello del nonno ecc., spiegando al superiore
il motivo della loro decisione.
Quando
giunse il mio turno, il padre maestro mi chiese: E tu come ti vuoi
chiamare?. - Risposi: “Cipriano”. - Lui: Come mai?. - Non c’era
una ragione particolare, semplicemente mi piaceva questo nome, ma,
non sapevo come motivarlo, risposi: Me l’ha detto Padre Pio! . -
Non era vero, infatti non lo conoscevo ancora. Quando più tardi lo
incontrai, avevo completamente dimenticato il fatto. Padre Pio
invece, a cui non sfuggiva nulla, me lo richiamò alla mente, dandomi
del bugiardo, e aveva ragione! E’ stato l’unico rimprovero che ho
ricevuto da lui.
Ha
frequentato spesso Padre Pio?
Ho
passato molto tempo con lui, a varie riprese. I superiori
incaricavano alcuni frati della Provincia religiosa di aiutarlo a
smaltire i sacchi di corrispondenza che riceveva. Io ero professore,
lasciavo la scuola e andavo da lui per la gioia di stragli vicino e
per svolgere questo compito. Anche a tavola stavo al suo fianco e
spesso mi passava il cibo che non mangiava. Io ero giovane e mangiavo
perché avevo fame e … per devozione a Padre Pio! A tavola
partecipava ai nostri discorsi e ci rallegrava con le sue
barzellette. Arrivava sempre con il rosario in mano. Pregava anche a
tavola, nei momenti di silenzio.
Che
ruolo ha avuto Padre Pio nella sua missione di esorcista?
L’intervento
di Padre Pio nel mio ministero di esorcista è stato, ed è tuttora,
molto importante. Quando mi capitò il primo caso di possessione
diabolica, ero un giovane sacerdote, non sapevo cosa fare e mi
rivolsi a lui per chiedergli consiglio e aiuto. Padre Pio mi rivelò
gli inganni del demonio e mi indirizzò bene, perché era pratico di
queste cose, pur non essendo esorcista. Durante gli esorcismi il
diavolo afferma che Padre Pio è al mio fianco, con Padre Matteo da
Agnone e mia madre.
Come
avvenne il suo primo incontro con il diavolo?
Il
pomeriggio del 7 dicembre 1952, vigilia dell’Immacolata Concezione,
mi trovavo al convento di Gesualdo, in provincia di Avellino, dove
insegnavo ed ero direttore del seminario. Sentii suonare alla porta e
andai ad aprire. Mi trovai di fronte una donna avvolta in uno scialle
di lana, accompagnata da due uomini: il fratello e il cognato.
Sembravano dei poveri e avevano un aspetto inquietante. In
particolare la donna aveva due occhiacci strani. Domandai il motivo
della visita, ma non mi rispose nessuno. Per rompere il silenzio
chiesi alla donna: Come ti chiami?. - Rispose con voce da uomo: Mi
chiamo diavolo!. - Sussultai, ma replicai con prontezza di spirito:
Piacere, io sono Padre Cipriano!. - Capii di trovarmi di fronte a un
fatto inconsueto e proseguii: M asei proprio il diavolo?. - “Si”,
ribadì la donna. “Hai anche le corna?”. “Si e sono pure
lunghe”. “E chi ti deve cacciare?”. “Tu”, dichiarò con gli
occhi rossi di rabbia, puntandomi il dito contro. Anche se c’era
poco da ridere, risposi con ilarità: “Ti romperò le corna, ma
solo col permesso del mio vescovo”. Lasciai gli ospiti all’ingresso
e andai a cercare il mio superiore, invitandolo a seguirmi in
portineria, ma non ne volle sapere: “Pensaci tu perché io ho
paura”, rispose. La cosa ormai mi aveva entusiasmato. Il vescovo di
Avellino mi diede il mandato per esorcizzarla. Fu il mio primo caso
di esorcismo.
Come
si svolse?
La cosa
andava per le lunghe. Poiché insegnavo e avevo poco tempo, un giorno
andai da Padre Pio e gli dissi: “Padre, mi occupo di una donna
spiritata2. “E allora?”, replicò bonariamente. “Vorrei
portargliela qui, così ci pensa lei!”. Ma Padre Pio replicò: “Ho
già tanti diavoli intorno, pure questo mi vuoi portare? Pregherò
per te, affinché non ti stanchi”. La sua risposta mi confermava
che avevo a che fare con un caso di vera possessione diabolica e al
contempo mi avvisava che una delle astuzie del diavolo è di stancare
l’esorcista per farlo smettere. Da quel giorno sono passati quasi
sessant’anni e sento ancora gli effetti della sua preghiera: più
esorcizzavo e più desidero esorcizzare.
Quanto
tempo durò l’esorcismo di quella donna?
Durò
diversi anni, durante i quali il diavolo riuscì ad ingannarmi bene.
A un certo punto scoprii che ben quattro spiriti possedevano il corpo
della donna. Allora pensai: “Non me la cavo più!”. Dichiaravano
di essere anime dannate e mi raccontavano peccati che li avevano
condotti alla perdizione. Il primo disse di chiamarsi Pasquale e di
essere stato un donnaiolo. Gli chiesi: “Perché sei finito
all’inferno, non ti sei confessato?”. Mi rispose in dialetto: “
Sì, mi sono confessato, ma il prete non mi ha assolto!”. Le
risposte erano corrette e ben architettate, per cui credevo alle sue
affermazioni. Dopo sette mesi la voce cambiò e si presentò lo
spirito di Giuseppe, quindi il terzo spirito. Tutti dichiararono di
essersi dannati per lo stesso motivo. Dopo due anni e mezzo udii una
voce femminile. “ E tu chi sei?”, le chiesi. “ Mi chiamavo
Carmela”, rispose. “ e gli spiriti maschi dove sono finiti?”,
le domandai. “ Stanno piangendo perché li hai bastonati!”.
“Bene! Ora dimmi anche tu il peccato per cui ti sei dannata”.
Voleva confessarmelo all’orecchio. Accettai con timore, pensando
che me lo avrebbe azzannato. Mi sussurrò che aveva fatto la
prostituta, allora le ordinai: “ In nome di Dio ripetilo ad alta
voce, perché tutti ti possano sentire!”. La Chiesa era gremita di
gente, tra cui persone di vita allegra, dedite agli stessi vizi. La
donna urlò a squarciagola il peccato che l’aveva condotta
all’inferno e la gente fuggì per la paura.
In quei
giorni un mio confratello era in partenza per San Giovanni Rotondo.
Lo incaricai di dire a Padre Pio che la donna che stavo esorcizzando
aveva quattro spiriti in corpo, e che io ero troppo impegnato con la
scuola per trovare il tempo di scacciarli tutti. Padre Pio gli
rispose: Dì a Padre Cipriano che non sono quattro spiriti, ma è un
solo diavolo che fa quattro voci diverse”. Arrabbiato contro il
demonio per essermi fatto imbrogliare per quasi tre anni, quando mi
riportarono l’ossessa esclamai: “Ho scoperto che mi hai
ingannato! Ora te farò pagare!”. Il diavolo scoppiò in una
fragorosa risata e rispose: “Non sapevi che sono bugiardo per
natura?”. Questa lezione mi ha insegnato molte cose, soprattutto
che il demonio è un grande attore, cambia voce, personalità,
piange, ride, fa la voce di uomini, donne, bambini. La lotta si
protrasse ancora alcuni mesi. L’ultimo giorno durò sei ore. Alla
fine il diavolo mi disse: “Mi stai togliendo quest’anima, dammene
un’altra!”. La richiesta era così opprimente, che gli risposi
senza riflettere sull’assurdità di quello che dicevo: “Prenditi
la mia!”. Lui replicò in dialetto: “Non posso, la tua è di
Dio!”. Fu la sua ultima risposta, poi rantolò come un animale e
uscì definitamente. La donna era vittima di un maleficio ricevuto
dal cognato, uno dei due uomini che l’avevano accompagnata da me la
prima volta. Era madre di cinque figli, uno dei quali era morto. Il
marito, convinto che fosse ammalata, aveva speso tutti i suoi averi
per farla curare dai medici e infine era emigrato in Argentina per
cercare lavoro e mantenere la famiglia. Quando seppe la vera natura
del suo male tornò a casa.
Avrebbe
preferito un incarico diverso?
Non
avrei mai scelto né pensato di fare l’esorcista, ma ringrazio il
Signore di avermi messo in questo campo. A causa delle numerose
richieste di aiuto ho lasciato l’insegnamento, perché non potevo
fare le due cose insieme. Ho preferito rinunciare allo stipendio di
professore per dedicarmi a questa attività. Quando dio affida una
missione dona anche le grazie necessarie per compierla e, malgrado
l’età, continuo ancora a esorcizzare.
Qual
è il ruolo di Padre Matteo da Agnone nel suo ministero di esorcista?
Ogni
volta che chiedo il suo aiuto durante gli esorcismi, lo ricevo
immediatamente. Sono stato parroco a Serracapriola per diciotto anni
ed esorcizzavo davanti alla sua tomba. Gli indemoniati sferravano
calci e pugni al suo sepolcro, bestemmiando contro di lui. Per sua
intercessione sono avvenute e avvengono diverse liberazioni.
Ci
può fare un esempio?
Un
esempio recente è la liberazione di un giovane di circa trent’anni,
che era tormentato dal Maligno fin da quando ne aveva quindici. L’ho
esorcizzato per sette anni e la liberazione è avvenuta per
intercessione di Padre Matteo. L’ultimo giorno l’esorcismo è
durato sei ore. Alla fine il demonio, infuriato perché se ne doveva
andare, ha gridato: “Gesù di Nazareth, ti lascio quest’uomo, ma
ricordati che continuerò a combatterti sulla terra!”. Subito dopo
il ragazzo ha espulso dalla bocca una grande pietra verde, sotto gli
occhi dei presenti. Oggi si prepara a diventare sacerdote.