lunedì 12 marzo 2018

NON APRITE LA PORTA AL DEMONIO



NON APRITE LA PORTA AL DEMONIO

Non bisogna dare occasione al demonio, neanche per gioco o per curiosità. L’inverno scorso mi ha telefonato una ragazza dell’alto Adige chiedendo di potermi venire a trovare. Mi capita abbastanza di frequentare che si rivolgono a me persone che abitano vicino ai confini italiani, data la poca distanza che ci separa.
Quando apro la porta della missione di Samedan, vedo una giovane donna dai lineamenti delicati, ma segnati dall’incertezza e dallo sfinimento di chi fatica a dormire. Davanti a una tazza di tè caldo, Caroline mi racconta finalmente la sua storia. Un’amica le aveva proposto di conoscere un sedicente mago e lei aveva accettato per divertimento e per sfida. In quel primo appuntamento in tre, erano andati avanti a chiacchiere per un po’. L’uomo si era vantato delle sue doti di divinazione e della capacità di leggere con esattezza il futuro di tutti: anche il suo, se avesse voluto. La ragazza aveva continuato a frequentarlo, per curiosità e per il leggero brivido che danno le cose non del tutto ortodosse, misteriose, fuori dalla routine di casa, ufficio e serate con amici.
Il ciarlatano, però, si era invaghito della bella altoatesina bionda e si era sentito autorizzato a farle delle avances che Caroline aveva rispedito al mittente: un conto è flirtare, un conto impegnarsi in una relazione con uno sconosciuto. E lui si era vendicato. Quando si erano incontrati, la volta successiva, si era scusato e, gentile come se nulla fosse accaduto, le aveva offerto un caffè. La ragazza non poteva sapere che il mago aveva compiuto un possibile maleficio. La bevanda le aveva fatto perdere i sensi e l’uomo ne aveva approfittato per violentarla. Dal momento in cui era rinvenuta aveva cominciato a sentirsi strana, sentiva voci e vedeva ombre che cercavano di ghermirla, terrorizzandola.
Quando anche il terzo psicologo consultato non le aveva dato spiegazioni convincenti, almeno per lei, aveva cominciato a sospettare di essere posseduta. Allora aveva cercato un esorcista, ma nella sua zona non ce ne sono e così si era rivolta alla diocesi di Coira ed era arrivata a me: siamo distanti solo un’ora di auto.
Incontro Caroline insieme al gruppo di preghiera. Anche con lei, mentre iniziamo la recita del Rosario, ricorro al trucco di porre silenziosamente delle domande all’ospite maligno: “Chi sei?”. La giovane sta recitando l’Ave Maria e mentre prega dice distintamente: “No”. Capisco che si tratta di una risposta alla mia indagine muta.
Quando qualcuno si presenta a un esorcista perché afferma di essere posseduto o vessato, occorre compiere un attento discernimento e mettere insieme gli aspetti che si conoscono di quella persona. Se sei entrato nel mondo della magia e dei cartomanti, hai aperto una porta che non sai dove ti potrà condurre. Se l’hai fatto volontariamente, questo è un inizio da sommare alla verifica degli altri segni di possessione, i quattro elementi di cui abbiamo già parlato. Più elementi ci sono, più il discernimento diventa semplice.
A molte donne piace la magia “bianca”: farsi fare le carte, cercare anticipazioni e rassicurarsi sul futuro. Non è un caso se la maggior parte delle persone possedute sono di sesso femminile.
(Non ce distinzione tra magia bianca o rossa… perché è sempre magia, un aprire le porte a satana).
Cercano anche la magia “rosa”: gli amuleti, gli scongiuri, le formule che possono incatenare il cuore degli uomini di cui sono innamorate. In tanti, sia donne che uomini, si rivolgono a maghi e fattucchieri per sapere dell’amore o dei soldi.
Dopo quell’incontro Caroline aveva ripreso la sua vita di sempre, ma poi aveva cominciato ad avere problemi sul lavoro. Era un’insegnante di lettere di buona famiglia, con un’esistenza normale e priva di scosse. Sembrava, all’improvviso, che i colleghi della scuola avessero cominciato a prenderla di mira. Perdeva peso, non riusciva a concentrarsi, di notte aveva incubi che la tormentavano con presenze terrificanti e rimaneva con gli occhi sbarrati a fissare il buio, senza poter dormire.
Avevo dei dubbi sulla natura dei suoi problemi. Non entrava facilmente nello stato di trance che genera l’autentica possessione quando viene praticato un esorcismo. E’ una condizione di “assenza” dalla realtà circostante che può durare anche mezz’ora, per tutta la durata della preghiera. Spesso la ragazza rimaneva cosciente.
Ancora oggi non so se lottasse davvero contro i demoni. Tutte le manifestazioni potevano essere frutto della rabbia e della frustrazione per la violenza subita, anche se non ne era consapevole a livello cosciente. Come ho detto, il discernimento non è facile. Le ho raccomandato di andare in parrocchia. Lei era una cattolica praticante e per questo le ho consigliato di frequentare dei gruppi di preghiera. Per sei mesi ho proseguito gli esorcismi con il sostegno del suo parroco e dei fedeli. E Caroline ha cominciato a sentirsi meglio.
Si era liberata davvero o era tutto frutto di un trauma psicologico? Durante le sedute con me rivelava dei particolari che a voce, quando era cosciente, non mi aveva raccontato. Per esempio, mi aveva descritto il rito che aveva utilizzato il mago per compiere il maleficio e il nome di alcune erbe che aveva utilizzato, mescolandole a terra del cimitero. Aveva rivelato che l’uomo aveva avuto fin da subito l’intenzione di abusare di lei.
Se in lei c’era veramente un demonio, questo non mi ha mai svelato il suo nome, ma alcuni dei riti magici latino-americani, come le macumbe, possono essere particolarmente violenti nell’invocazione del demonio e lasciare la loro impronta. D’altra parte, prima di arrivare da me Caroline si era rivolta ad alcuni psicologi che non avevano riscontrato in lei problematiche psicologiche o psichiatriche.
Sono propenso a credere che la vita spirituale e sacramentale abbiano contribuito a sconfiggere la presenza maligna che le avvelenava la vita. Coltivare la nostra anima nutrendola della Parola di Dio e dei sacramenti è sempre il modo migliore per tenere lontano Satana e i suoi aiutanti.


Padre Simone Truqui